Un commento di Sergio Locoratolo, “Corriere del Mezzogiorno”, 24 dicembre 2015

Pubblicato il 24 dicembre 2015 da Redazione in Dalla Redazione


Oggi, le pagine del Corriere del Mezzogiorno riportano un lungo commento di Sergio Locoratolo, che qui riproponiamo:

Bassolino e i Don Abbondio del PD

Non sono mai stato bassoliniano. Anzi.
Da queste pagine, per più di dieci anni, si è sempre levata una voce dura e ferma, spesso impietosa ma leale e costruttiva, verso Antonio Bassolino. E il Corriere del Mezzogiorno, con in testa il suo direttore dell’epoca Marco Demarco, ha rappresentato, per primo, il nucleo di una visione politica, culturale, umana, spesso in totale, feroce contrapposizione con il blocco di potere imperante in quegli anni.
Perché, va detto, il limite più evidente di Bassolino è stato quello di esserci circondato di una pletora di vassalli spesso senza qualità e di avere cementato un sistema di potere chiuso, asfittico, buio. Bassolino non ha per tempo pensato e provveduto ad allevare eredi, a far crescere altri. È rimasto solo. E questa è la più evidente carenza che un leader possa manifestare.
Un leader, appunto.
Perché, al netto degli errori, va riconosciuto che Bassolino resta il migliore politico della sua generazione. Non tanto nella capacità amministrativa, talora deficitaria, ma per il coraggio, la determinazione, il carisma, la naturale attitudine al trascinamento e all’aggregazione.
È quello che sta dimostrando ora. A quasi settanta anni si è rimesso in gioco affrontando, tutta in salita, la scalata verso la candidatura a sindaco. Con ammirevole testardaggine e con grandissimo tempismo sta, da mesi, prendendosi la scena politica cittadina. Con grave imbarazzo del suo (?) PD, oramai in balia di sprovveduti, improvvisati e banali gestori.
Alla faccia di una rottamazione che qui, e altrove, è solo pletorico slogan, Bassolino sta sciorinando raffinatissime lezioni di strategia e di pragmatismo. Sui social e in carne e ossa. A tutti. In particolar modo ai politici di nuova generazione, ai trentenni e ai quarantenni, sempre evocati ma sempre ben nascosti, avvolti nei loro comodi e confortevoli gusci. Sottocoperta. Mai capaci di dar battaglia per la battaglia, in nome di un qualche valore un po’ più alto del proprio tornaconto e delle proprie carriere. Sempre intrappolati in un tatticismo esasperante, attenti a non fare passi falsi o a mostrarsi troppo eretici nei confronti dei capicorrente, del partito o di Renzi. Don Abbondio abili a smanettare smartphone o a postare foto e commenti per lo più inutili, ma privi di una qualche dote politica significativa.
In cotanto miserabile contesto, la figura di Bassolino domina senza discussioni. Vincerà o perderà, non importa. Importa l’esempio di fierezza e di forza, di umiltà e di passione che sta dando. Comunque vada, Bassolino ha già vinto. E pure chi è stato, come chi scrive, un suo antico, seppur modesto avversario, non può che rendergli onore.
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