Intervista a “Il Messaggero”, 23 febbraio 2017
Oggi, giovedì 23 febbraio 2017, ho rilasciato ad Claudio Marincola de “Il Messaggero” un’intervista sull’attuale situazione del Partito Democratico, alla luce dei recenti sviluppi circa la scissione.
QUI il testo dell’intervista, che si riporta per intero:
«Scissione, una sconfitta per tutti noi il segretario poteva e doveva fare di più»
Presidente, come ha vissuto la scissione del PD? «La mia opinione è la stessa che tante volte ha espresso Romano Prodi. Mi dispiace, mi dispiace molto, e lo dico non avendo più alcuna responsabilità nel Partito Democratico. Il PD fin dalla sua nascita è sempre stato un progetto inclusivo. Abbiamo bisogno di più forze non di meno forze. Bisogna mettere dinanzi a tutto i problemi del Paese».
Non è un gran momento per il PD ma neanche per Antonio Bassolino messo ko da una brutta caduta, costretto a sottoporsi ad un intervento chirurgico ad una mano. «Oggi il fisioterapista mi ha fatto proprio male, quasi quanto l’autolesionismo del PD», ha scritto sul suo profilo Facebook.
L’ex ministro ed ex governatore ha imparato ad affidare i suoi pensieri e le sue riflessioni ai social, il filo che lo lega ai suoi amici virtuali e non. Aveva predetto la scissione anche quando non sembrava affatto scontata. E non è mai stato tenero con Matteo Renzi che non lo ha sostenuto al tempo delle primarie con Valeria Valente. Ora che la situazione dei dem napoletani è precipitata verso la farsa, con l’inchiesta sui canditati nelle liste «a loro insaputa», con il flop delle tessere scese a picco, la chiusura dei circoli, Bassolino non infierisce. Non se la prende, mette da parte le questioni personali. Non affonda i colpi su l’ex premier che dopo la sconfitta del Sì al Referendum, ma resta saldamente in sella e «ha fatto bene a dimettersi da segretario». Da qualche tempo ogni uscita pubblica dell’ex governatore si è trasformata in una sorta di appello all’unità. Non cerca rivendicazioni o «io l’avevo detto», non è il momento.
Alla fine lei, Bassolino, è stato facile profeta ma si profila una scissione in tono molto minore. Se ne vanno senza aspettare il congresso che pure avevano chiesto. «Bisognava fare più sforzi, più sforzi da tutte le parti, voglio dire. È un anno che non si discute nel PD, questo è stato un grave errore, non abbiamo discusso dopo le comunali, eppure abbiamo perso a Roma, Napoli, a Torino. Mai che nel partito ci sia stata una discussione seria. E non avendo discusso siamo arrivati poi alla sconfitta del referendum. E neanche dopo il referendum neppure si è discusso: penso che questo sia stato un grave errore e un problema molto serio. Penso che se si fosse aperta una discussione vera e profonda dopo le Comunali e dopo il referendum oggi sicuramente avremmo più possibilità e più ragioni per stare insieme».
E ora, Presidente? «Ora siamo in un momento molto, ma molto delicato. E io sono tra quelli che nel PD si augurano che fino ad un istante prima, anzi mi correggo, fino ad un istante dopo, si possa far di tutto per stare insieme più a lungo possibile. Le divisioni sono una sconfitta per tutti, il Paese non ha bisogno di questo in questo momento. Non ha bisogno di un PD più debole. Ognuno per le posizioni che occupa, per il ruolo che esercita, per le possibilità che ha, faccia di tutto, testardamente aggiungere, che questa scissione si compia».
Pensa anche lei che Renzi non abbia fatto abbastanza per impedire la scissione? «Eh, Renzi… Renzi… Renzi avrebbe potuto e dovuto fare molto di più».
Come giudica il ripensamento di Michele Emiliano? «La prego, fermiamoci qui».
Ci sarebbe un’ultima nota dolente: il PD napoletano. «Che altro deve succedere, mi chiedo?».